Probiotici e prebiotici: qual è la differenza?

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La flora intestinale e il microbioma e la loro importanza per la nostra salute

 

Il microbiota umano (chiamato informalmente flora intestinale) è l'insieme di microorganismi presenti nell'organismo umano. Il numero totale di microrganismi è di circa 1012, cioè un trilione di organismi [1]. Insieme al fegato, la flora intestinale intestinale è il comparto metabolico più attivo dell'organismo. Nel nostro intestino crasso, infatti, ci sono più di 1000 specie batteriche diverse [2].

La salute della flora intestinale è la chiave per il benessere del nostro intestino e di tutto l’organismo. Avere un apparato digerente sano è fondamentale per il buon funzionamento del nostro corpo e, in particolare, del sistema immunitario.

Ci sono molti fattori che possono alterare il microbiota. In primis, una cattiva alimentazione. Oltre alla dieta, però, ci sono altre cause che possono compromettere l’equilibrio della flora intestinale: il rispetto dei ritmi circadiani, un’attività fisica esagerata (come correre una maratona), l’assunzione di alcuni farmaci, come gli antibiotici.

 

Cosa sono i probiotici?

 

Il termine “probiotico”, dal punto di vista etimologico, significa “a favore della vita”. Deriva infatti dall'unione della preposizione latina pro (“a favore di”) e dell'aggettivo greco βιωτικός (biotico), derivante a sua volta dal sostantivo βίος (bios, “vita”).

I probiotici vengono definiti come “quei microrganismi che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l'organismo.” [1].  Essi, in particolare, hanno un effetto positivo sull’equilibrio del microbiota intestinale, rappresentato dalla colonia di batteri più numerosa del nostro organismo, anche più comunemente chiamata flora intestinale [3].

l nostro intestino è popolato da un grande numero di ceppi batterici differenti: tra i probiotici più conosciuti ci sono i lactobacilli e i bifidobatteri [4]. I secondi, in particolare, costituiscono fino al 25% del microbiota degli adulti, mentre fino al 95% di quello dei neonati [5]. Non a caso il latte materno è ricco di di bifidobatteri e lattobacilli.

I probiotici sono generalmente contenuti negli alimenti fermentati, come yogurt, crauti, kimchi, kefir, miso e kombucha. Tuttavia, è importante che questi organismi raggiungano vivi l’intestino e questo non sempre accade.

Come afferma il Fatto Alimentare, l’unica indicazione riconosciuta dall’ESFA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) è che i probiotici “favoriscono l’equilibrio della flora batterica intestinale”. Non sono invece ammessi riferimenti a eventuali effetti positivi sul sistema immunitario o per la prevenzione di allergie, perché tali effetti non sono ancora stati dimostrati.

I probiotici possono risultare necessari nei casi in cui la funzione intestinale risulti alterata. Questo può accadere in concomitanza di malattie o durante l’assunzione di farmaci antibiotici. Tuttavia, è l’alimentazione una delle cause principali di squilibrio della flora batterica.

In questo caso, è importante associare ai probiotici, nella fase inziale del trattamento, l’assunzione di prebiotici.

 

Cosa sono i prebiotici?

 

I prebiotici, a differenza dei probiotici, non sono organismi vivi, ma sono fibre alimentari solubili che costituiscono il nutrimento dei probiotici [3]. Poiché sono delle fibre indigeribili sono più resistenti dei probiotici ed entrano nell'intestino crasso senza essere decomposti dall'acido gastrico o senza essere già assorbiti nell'intestino tenue. In questo modo riescono a favorire, infatti, la proliferazione, la crescita e l’attività nel tratto gastro-intestinale.

I prebiotici sono contenuti naturalmente in alcuni alimenti, soprattutto quelli ricchi di fibre. Tuttavia, non tutte le fibre alimentari sono prebiotici.

I prebiotici, infatti, agiscono specificamente su alcuni microrganismi e sono gli unici a poter alterare significativamente il microbioma intestinale [4]. Ad esempio, la famiglia di bifidobatteri si nutre di sostanze nutritive come l’oligofruttosio e l'inulina [3, 5]. Questi oligosaccaridi (zuccheri semplici) possono essere trovati in vari alimenti, come nei carciofi, nella cicoria, nell’aglio, nella pastinaca o nei legumi.

 

L’inulina: un importante prebiotico

 

L’inulina è una fibra alimentare solubile a basso contenuto calorico in grado di stimolare la crescita dei probiotici “buoni” naturalmente presenti nella microflora dell’intestino, ostacolando contemporaneamente la proliferazione dei batteri patogeni.

Nello specifico, si tratta di un’oligosaccaride che viene estratto da diversi alimenti di origine vegetale, in particolare dalla radice di cicoria o dalla pianta d’agave. Le fibre alimentari come l'inulina sono componenti alimentari che non vengono digerite dall'organismo.

L'effetto prebiotico dell'inulina si verifica con un’assunzione di 5 g al giorno. Tuttavia, se il corpo non è abituato a consumare fibre alimentari, può verificarsi una leggera flatulenza, soprattutto all'inizio. Pertanto, si dovrebbe iniziare ad assumerne una piccola quantità di inulina, aumentandola gradualmente non appena si nota che il corpo si è abituato.

Oltre a ripristinare l’equilibrio della flora batterica intestinale, essa migliora l’assorbimento di alcuni sali minerali (come il calcio, il magnesio e il ferro) in quando, attraverso la formazione degli acidi grassi a catena corta (SCFA), è in grado di abbassare il valore del pH [5].

 

Cosa sono i simbiotici?

 

I simbiotici infine sono prodotti che contengono sia probiotici sia prebiotici [3]. Il nome deriva dal fatto che prebiotici e probiotici agiscono in maniera sinergica e simbiotica supportando, da una parte, l'insediamento di specifici microrganismi che favoriscono la salute, dall’altra, migliorando l’equilibrio della flora batterica intestinale.



 

Fonti:

  1. Online. Consultabile su: http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=1426&area=Alimenti%20particolari%20e%20integratori&menu=integratori (18.09.2019)
  2. D. Hahne, „Intestinale Mikrobiota: Ein „Ökosystem“ mit Potenzial,“ Deutsches Ärzteblatt, pp. 320-321, 2013.
  3. J. Schrezenmeir und M. de Vrese, „Probiotics, prebiotics, and synbiotics—approaching a definition, “ The American Journal of Clinical Nutrition, pp. 361-364, Feb 2001.
  4. G. R. Gibson und M. B. Roberfroid, „Dietary Modulation of the Human Colonic Microbiota: Introducing the Concept of Prebiotics,“ The Journal of Nutrition, pp. 1401-1412, June 1995.
  5. „Inulin and Oligofructose: What Are They?,“ The Journal of Nutrition, pp. 1402-1406, July 1999.


 

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