I prodotti biologici spopolano. Non solo negli scaffali dei supermercati specifici, ma anche nei discount. Sempre più persone li scelgono, non solo in Italia, ma in tutta Europa.
Secondo Coldiretti, sulla base del rapporto della Commissione Europea sull'agricoltura biologica (1), nel 2018 le vendite al dettaglio in Italia sono aumentate del 10% raggiungendo i 5 miliardi di euro. In Europa, secondo i dati presentati durante l’ultima edizione di Biofach, la principale fiera del settore che si è svolta a Norimberga, le vendite al dettaglio di prodotti bio in Europa hanno superato i 37 miliardi di euro, con un aumento del 10,5% rispetto al 2016.
Moda o crescente consapevolezza? Sappiamo davvero in cosa si differenziano i prodotti biologici da quelli ordinari? E soprattutto: come essere sicuri che un prodotto sia davvero biologico?
Il regolamento europeo a tutela del consumatore
A decorrere dal 1 gennaio 2021 la produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici sarà disciplinata a livello europeo dal nuovo regolamento UE 2018/848 (1) che abroga di fatto quello attualmente esistente (CE n. 834/2007).
Il suo contenuto è suddivisibile in due parti. La prima è relativa a tutte le fasi della produzione, preparazione e distribuzione dei prodotti biologici nonché il loro controllo, mentre la seconda concerne l’uso di indicazioni riferite alla produzione biologica nell’etichettatura e nella pubblicità.
Ciò che è importante sottolineare è che esso non solo regolamenta tutte le fasi della produzione biologica e ne fornisce la base per il suo sviluppo sostenibile, ma si preoccupa anche ditutelare il consumatore e i suoi interessi. Per potersi orientare in questo mercato in crescita è infatti essenziale anzitutto essere sicuri che la dicitura “bio” di un prodotto non sia una truffa, ma il frutto di un processo controllato e autorizzato.
Ma partiamo dalle radici: cos'è l’agricoltura biologica?
Nel documento comunitario l’agricoltura biologica viene definita come:
“un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale.”
La produzione biologica non si focalizza sulla massimizzazione del profitto, quanto sul rispetto di tutte le risorse naturali e sullo sviluppo di un modello rispettoso dell’ambiente.
Alcune regole e principi fondamentali
- Non sono ammesse sostanze di sintesi chimica, come concimi, diserbanti o insetticidi.
- L’uso di antibiotici per gli animali è consentito solo nei casi di reale necessità e solo quando lo stato di salute dell’animale lo richiede.
- I prodotti biologici sono gli unici che per legge non possono contenere ingredienti OGM o da essi derivati.
- Occorre favorire l’ulteriore sviluppo della produzione biologica, in particolare promuovendo l’impiego di nuove tecniche e sostanze più adatte alla produzione biologica. Per questo motivo ricorre a pratiche tradizionali tecniche di coltivazione adeguate. Come la rotazione pluriennale delle colture, il riciclaggio delle materie organiche e le tecniche colturali.
Vista la confusione dei consumatori tra prodotti biologici e prodotto non OGM, è bene chiarire la differenza.
Gli OGM sono piante, microrganismi o animali a cui, con l’utilizzo di tecniche di ingegneria genetica, è stato modificato il patrimonio genetico. Può essere, ad esempio, innestato l’innesto il gene di batterio che migliora la resistenza di una determinata pianta ai pesticidi, all’attacco di insetti o alle intemperie, massimizzando di conseguenza la resa e i profitti (2). I casi più noti sono quelli del mais e della soia, il prodotto transgenico più coltivato nel mondo.
Un prodotto non OGM, quindi, certifica senza dubbio l’assenza dell’utilizzo di tecniche di alterazione genetica, ma non quelle di impiego di sostanze chimiche o sfruttamento del suolo. Un prodotto non OGM non implica che sia stato coltivato in maniera sostenibile.
Etichettatura e denominazioni
Gli obblighi del venditore
Quand’è che il venditore può definire un ingrediente “bio” o può inserirlo nel nome di un prodotto commercializzato in Europa?
Essenzialmente solo quando:
- La produzione di alimenti biologici trasformati è separata nel tempo e nello spazio da quella di alimenti non biologici.
- Almeno il 95% in peso degli ingredienti di origine agricola sia biologico.
- Il prodotto contenga altri ingredienti di origine agricola che siano tutti biologici.
Da non dimenticare inoltre, è che il prodotto deve essere certificato da autorità competenti. In Europa ogni Stato membro esegue rigorose ispezioni che prevede la sinergia dell’Autorità di Controllo (AC), generalmente enti pubblici, e Organismi di Controllo (OdC, soggetti pubblici ovvero privati incaricati di pubblico servizio). “L’autorità competente (AC)” come sottolinea FederSalus “deve organizzare regolari ispezioni (con una frequenza minima annuale) presso gli OdC e ha il potere di ritirare la delega ai controlli, qualora a seguito di ispezione risultino carenze e il soggetto delegato non adotti azioni correttive appropriate e tempestive.”
La dichiarazione di conformità ai requisiti previsti dal regime biologico, inoltre, può venire esclusivamente rilasciata da un Organismo accreditato. Nel caso dell’Italia, ad esempio, l’autorizzazione è concessa dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo (MiPAAFT), mentre l’accreditamento da un ente garante (Accredia).
Fonte: Federbio (rielaborazione grafica a cura di Vegavero)
Sapere leggere le etichette: quando un prodotto è davvero bio?
Le regole in materia di etichettatura e uso del logo sono rigorose. Questo avviene per difendere i consumatori da confusioni con altre tipologie di denominazione quali agricoltura “ecologica”, “naturale”, “pulita”, per cui mancano sia i criteri per la denominazione, sia il quadro di controllo.
Per capire se il prodotto è davvero biologico, dovete verificare la presenza del logo comunitario, anche chiamato Euro-Leaf, obbligatorio dal 1 luglio 2010. Esso deve contenere anche informazioni relative al luogo in cui sono state coltivate le materie prime che compongono il prodotto. In Italia queste devono contenere le seguenti informazioni:
- Il logo comunitario bio
- Il codice ISO del Paese in cui è avvenuto il controllo (e.g.: IT)
- L’indicazione dell’origine del prodotto: “Agricoltura UE” quando la materia prima agricola è stata coltivata nell’UE, “Agricoltura non UE” quando la materia prima agricola è stata coltivata in paesi terzi” e “Agricoltura UE/non UE” quando parte della materia prima agricola è stata coltivata nella Comunità e una parte di essa è stata coltivata in un paese terzo. C'è poi la possibilità di sostituire, qualora un prodotto fosse composto da ingredienti ottenuti esclusivamente sul territorio italiano ad esempio, la dicitura agricoltura UE con quella “Agricoltura ITALIA”.
- Il codice dell’Organismo di Controllo autorizzato dal Ministero (e.g.: 003)
- Il codice operatore controllato
Fonte: Federbio (rielaborazione grafica a cura di Vegavero)
La domanda più frequente: perché il biologico costa di piú?
I prezzi dei prodotti biologici sono in media il 15-20% più alti rispetto ai prodotti ordinari. Il perché è semplice e risiede in diversi fattori.
Quello più significativo è che le rese produttive delle coltivazioni biologiche sono, in linea generale, più esigue rispetto a quelle tradizionali. Fattori naturali quali l’attacco di insetti o le intemperie, possono distruggere interi raccolti. In aggiunta, a intervalli regolari, l'azienda agricola biologica deve riservare circa un terzo della sua superficie coltivata per la coltivazione di piante che aiutano il suolo a recuperare e ad accumulare azoto per le future fasi di coltivazione.
Da non dimenticare sono anche le fasi di sviluppo e produzione.Basti pensare alla semplice ricerca degli ingredienti o agli spazi di produzione, dove non sono ammesse contaminazioni con prodotti non biologici. Per il produttore, si aggiungono inoltre i costi per analizzare e certificare i prodotti.
Perché offriamo una linea bio?
I prodotti biologici, come abbiamo ampiamente visto in questo articolo, offrono molti vantaggi. Specialmente per il nostro ambiente. Noi non vogliamo solo contribuire alla protezione dell'ambiente solamente attraverso un’alimentazione vegana e uno stile di vita sano, ma ci impegniamo anche nella ricerca e nella selezione di materie prime che siano biologiche. Tuttavia, questo è possibile quando l’utilizzo di ingredienti biologici non comporta tratte di trasporto troppo lunghe o altri e conseguenze ambientali negative.
Inoltre, non sempre è possibile utilizzare una materia prima biologica: un esempio è il nostro MSM che viene prodotto sinteticamente. Questo ingrediente potrebbe essere ottenuto anche dagli alberi, ma la quantità contenuta nella corteccia è così bassa che si dovrebbe abbattere un numero sproporzionatamente elevato di alberi. E questo sarebbe tutt'altro che sostenibile. Anche alcune vitamine e minerali possono essere ottenuti unicamente in laboratorio.
Attualmente, della nostra linea, sono 25 i prodotti biologici. E, come tutta la nostra linea, sono testati da un laboratorio tedesco indipendente (AgroLab), ponendo particolare attenzione alle analisi microbiologiche, dei metalli pesanti e al rilevamento dei pesticidi.
Ma lo sapevi che?
- Globalmente il mercato biologico ha raggiunto i 55 bilioni annui. Il mercato più esteso è quello di Stati Uniti, Germania e Francia. Il consumo pro capite più elevato è invece in Danimarca, Svizzera, Austria.
- Se mangi una mela ordinaria e non biologica puoi arrivare ad ingerire sino a 30 pesticidi. Anche se l’hai lavata.
- I coltivatori di riso in Cina hanno dimostrato che coltivare più varietà di riso negli stessi campi può raddoppiare i raccolti senza l'uso di prodotti chimici di sintesi. L'aumento è dovuto principalmente alla riduzione delle perdite di parassiti, ma in parte anche a un più efficiente assorbimento dei nutrienti.
Fonti:
- https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=uriserv%3AOJ.L_.2018.150.01.0001.01.ENG e https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32018R0848&from=EN
- https://feder.bio/cose-il-bio/
- http://www.ccpb.it/blog/2019/02/14/litalia-protagonista-della-crescita-del-biologico-internazionale/
- https://www.oekolandbau.de/bio-im-alltag/einkaufen-und-kochen/einkaufen/warum-sind-biolebensmittel-teurer/
- https://www.melarossa.it/nutrizione/mangiare-sano/alimentazione-biologica/
- https://www.theworldcounts.com/counters/world_food_consumption_statistics/organic_food_statistics
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